
-AUTHOR-
TANYA BIONDI
Estratti Poesie
Canto del poeta suicida
Nel vento
Mi perdo
E mi disperdo
Guardo fuggevole le onde
E’ freddo
E il mare fa paura
Tempestoso e cupo
Ho pensato a volte
Di svanire in quelle onde
E ho visto un corpo fluttuare
Incosciente tra le correnti
Ho sentito a volte
La sensazione dell’affogando
La solitudine assoluta
La desolazione
Il rabbrividire dell’anima
Al grido grigio dei gabbiani
Non lascia che un’angoscia
La sensazione di distanza
Quegli ultimi minuti
Aggrappati disperatamente alla vita
Abbandonati
Tristezza impotente
Alla forza schiacciante delle onde
Attesa. La disperazione
L’amore giace sulle colline
Silenziose
Ogni cosa non è che una
Fatua apparenza
C’è qualche senso
Nella mia miseria?
Lontano sviene
Il raggio di luce
Sera
Mentre la musica parlava al mio cuore
Ho aperto la tenda che mi velava gli occhi
Il canto sgorgava dolce e triste dalla mia anima
Mentre la panica corrente del cielo rapiva lo spirito
O...! nubi cristalline
Rubavano le mie note
E veloci scivolavano sul mantello blu
Come strascichi rosa dei mondi lontani
Eterei
Rifreschi della brezza di grazia
Silvani splendori della mia malinconia
Di mai visto
Quint’essenza d’arte e natura
Il surreale
Di fronte a me tutto svaniva nella foschia
Armonia di sete che avvolgeva
Il giorno che scompare protetto dal buio
Notturno
Tra i perduti sassi il rivo
Tra i perduti sassi il rivo
Dei desideri oscuri e misteriosi
Turbolento scorre pel bosco schivo
Prigione d’ombre e cuori dolorosi
Canta mio amore, canta ciò ch’è trascorso
Canta gli occhi tuoi tristi e silenziosi
Al frangersi dell’acque lungo il corso
Specchio di vita e sentimenti burrascosi.
Nella melodia della sera lontana
Una pennellata sfumata d’Ottocento
Eterna degli amanti la passione arcana
E nell’anima tua di romantico attento
Col brivido della scena immortale e strana
Un altro crepuscolo si è spento.
Distacco
Uno sciame di foglie
Rotola
Ora qua ora lÃ
Come un applauso scrosciante
O un secco tintinnare di ossa fredde
Orfano
Il giardino di bambini
Solo gli alberi
Semi ignudi
Agitano i pochi ori rimasti
Nella patetica illusione
Di ciò che più non
E’
Calare della notte. A Nico nostalgia
Non voglio
Rimanere sola
In compagnia del crepuscolo
A sentir scendere
Silenziosa come la notte
La nostalgia dentro me
Del tuo volto —
Sul molle materasso di nubi
Gli occhi adagiati
E la carezza fresca del vento
Sulla pelle
Il grigio inesorabilmente
Prende tinta
D’oscuritÃ
I colori senza alterarsi
Si fondono con la notte
Nelle ore che dilatano
La lontananza
Il tuo calore
Mortale
Vorrei prossimo
A giostrare, cavaliere sorridente
Coi misteri sommessi del buio
E cedere le nobili armi
Nel luminare soffuso
Del mattino
Leggenda
Castiglione brilla lontano
Come una costellazione
Nel crepuscolo nuvoloso
Spuntano le pulsanti stelle
Tra sagome nere di alberi
Improvvisamente minacciosi
Ora complici inviolabili
Di gesta brave
Consumate nell’oscuritÃ
Leste scivolano le ombre
Si aprono le narici ad accogliere
I pungenti aromi della notte
Pelloni ammicca sotto il cappello
Nelle tenebre
Si dileguano
Le scure caparelle
Campagna nel sole del meriggio
Le serpi non mi disturberanno
Perché non vengo con intenzioni
D'invasore
Le membra spiegate
Sulla coltre flessuosa
E pungente del suolo
Ho bisogno di erba
Di sole
Di una brezza che ti bacia
la pelle
e fugge
Di dissolvere la materia
Nell'aereo blu del cielo
non faccio più rumore
di una nuvola
E pure in questa dimensione
Rallentata
Il battere leggero delle ciglia
Risuona immenso
Del tutto
Batik
Il vento mi ha sollevata e mi ha lasciata davanti alla tua porta
Sono venuta accompagnata da una corte di foglie secche
Devo dire che, in quel turbine di colori
L’entrata in scena è stata davvero superba
Tu hai aggrottato la fronte, lasciandomi entrare
Ed il tuo regno profumava di focolare e dolci speziati
Capisco che speravi in qualcosa di più di qualche foglia morta
Eppure, ti prometto che sarò una regina generosa,
Donerò i miei tesori ai tuoi campi di neve
Nutrirò la terra che vedrà fiorire nostra figlia
Ed ella vestirà un abito di purezza
Spruzzato dei profumi dei sensi
Il talamo di spezie
Bruciava
incenso e cannella
e i colori
non erano cupi ma
caldi e velati di oro e di terra
Veli, si, leggieri
e foglie,
secche d'autunno e fresche d'estate
Argenti alle caviglie
seguivano ritmi discinti di danze
Ebbri
bruciammo anche l'amore
in un talamo di spezie